Per comportamento alimentare si intende l'insieme degli atti motori che portano all'ingestione di alimenti. I meccanismi responsabili di tale regolazione non sono ancora del tutto chiari, tuttavia sono disponibili numerose informazioni scientifiche riguardanti alcuni aspetti di tale comportamento.
L'esperienza soggettiva comune a tutti consente di accettare l'esistenza di "sensazioni" (non dimostrabili obbiettivamente) che in qualche modo influenzano le scelte comportamentali; si può ammettere, dunque, che esistano:
A. Sensazioni di fame e sazietà;
B. Pulsione/desiderio di introdurre alimenti;
C. Decisione di introdurre alimenti;
D. Avvio degli atti motori che portano all'introduzione di alimenti;
E. Sensazioni di piacere o di disgusto che seguono l'introduzione di alimenti.
Attualmente sono disponibili numerose informazioni sui meccanismi che possono evocare le sensazioni di fame e sazietà ed alcune informazioni sulle aree coinvolte nella "pulsione", nell'avvio degli atti motori e, forse, nelle sensazioni di piacere; sono praticamente assenti, invece, informazioni sui meccanismi neuronali responsabili di una decisione comportamentale.
I primi studi sul comportamento alimentare presupponevano che vi fosse un meccanismo omeostatico del peso corporeo, per cui l'introduzione di alimenti sarebbe avviata da carenze nutritive e cesserebbe quando si raggiunge un determinato livello di nutrienti; in tale ottica l'obesità sarebbe conseguenza di una alterazione di tale meccanismo omeostatico.
D'altra parte il dato epidemiologico di una elevatissima incidenza di sovrappeso e obesità in tutte le popolazioni in cui vi sia una sufficiente disponibilità di alimenti, nonché negli animali di laboratorio o negli animali domestici alimentati ad libitum, è la dimostrazione che non c'è un meccanismo omeostatico del peso corporeo, o almeno non così rigido come nel caso, ad esempio, della regolazione dell'introduzione di acqua.
L'effetto incentivante del cibo, sebbene modulato in certa misura dalle sensazioni di fame e sazietà, non appare del tutto autolimitante. Da queste considerazioni ha origine l'idea che alcune forme di obesità potrebbero essere causate dallo stesso meccanismo responsabile della dipendenza da droghe d'abuso (si parla talora di dipendenza da cibo).
Ecco perché a tutt'oggi l'intervento che ha la massima probabilità di successo nella prevenzione o cura dell'obesità è l'educazione alimentare (in particolare nelle scuole, (Amaro et al., 2006); tale intervento, oltre a fornire le necessarie nozioni di base sulla nutrizione, può essere estremamente efficace nella misura in cui le abitudini alimentari del gruppo sociale potrebbero rappresentare una forte motivazione, per gli individui del gruppo stesso, a continuare ad avere abitudini alimentari corrette o a correggere quelle scorrette.
Andrea Viggiano
Professore di Fisiologia Umana
Università degli Studi di Salerno